- Operazione Idigov
- “If you don't do it nobody else will”, se non lo fate voi non lo farà nessun altro. E' una storia che si ripete, un copione sempre uguale. Per disinteresse interessato degli altri, tocca a voi! Questa volta l'invito viene pronunciato dal professor Michael van Walt van Praag, un olandese cosmopolita che è anche consulente del Dalai Lama, conosciuto quindi nei tempi in cui di tibetani si occupavano i perdigiorno e gli scrittori d'avanguardia. Inizia così la storia di come il Partito Radicale Transnazionale (Prt) ha sconfitto la Russia di Putin alle Nazioni Unite.
- E' la prima volta che una Ong riesce a spuntarla contro uno Stato, respingendo voto per voto la richiesta d'espulsione. Siamo nella primavera nel 2000, siamo alla fine della seconda guerra di Cecenia. Le accuse di Mosca erano di aver fatto parlare Idigov in Commissione diritti umani di Ginevra, e – questa è più simpatica – di essere finanziati dai trafficanti di droga. Akhyad Idigov è uno sconosciuto parlamentare ceceno, emissario di Maskhadov, che ha soprattutto l'incarico di imporre ai media e alle istituzioni i massacri ed il genocidio in corso.
- L'autore Marco Perduca (già Senatore in Italia dal 2008 al 2013 ma qui in veste di ambasciatore del Partito all'Onu) racconta di come si possa mettere insieme questo mondo e quell'altro per salvare non tanto se stessi dall'espulsione quanto per consacrare una volta di più le proprie ragioni. Nel 1995 l'Onu ha conferito al Partito l'affiliazione di prima categoria, la più importante e concessa solo a poche organizzazioni, al Consiglio Economico e Sociale (Ecosoc). Tradotto, un'occasione squisita per chi storicamente apre brecce nei muri vetusti della tradizione e cerca compagni di lotta per innovare i mezzi in difesa dei diritti dell'uomo. Ora quei muri erano più spessi ma più sfidanti, gli amici più disparati e disperati.
- Così, da quella postazione, si offriva la parola ai dissidenti d'ogni dove, senza cavillare troppo sulle ragione di ciascuno: era il diritto di tribuna praticato da Marco Pannella, dalla firma dei giornali extraparlamentari (Lotta Continua, Re Nudo) per consentirne la pubblicazione, alla più efficiente programmazione di Radio Radicale. “Operazione Idigov” è un manuale di diplomazia multilaterale, pieno zeppo di particolari autobiografici tipici di chi fa l'artigiano del diritto. C'è anche un'ansia triste. Un lutto difficile che sarà creativo. Il compagno Antonio Russo, pressoché unico al mondo ancora presente in quelle zone, viene trovato ucciso in Georgia proprio nelle ore in cui i cinquantaquattro Paesi membri dell'Ecosoc si apprestano a votare sulla sorte del suo Partito.
- Colbacchi, baffoni sovietici, tuniche arancioni ed altre variopinte. Documenti segreti, sigle sconosciute ed almeno una decina di lingue per capirsi. Telefonate a tutte le ore, mail tra Roma, Ginevra e New York, radiocronache pirate su Radio Radicale, notti saltate e pasti dimenticati. Interrogatori, incontri con burocrati e diplomatici, in etiquette e nei sottoscala, chiacchierate origliate da una fantasia che mescola idiomi.
- Ma poi, guerra. Di questo parliamo: le vittime dei conflitti transcaucasici sono pressoché le stesse delle guerre nella ex-Jugoslavia. Lotta contro lo sterminio per fame nel mondo, moratoria per l'abolizione della pena di morte, creazione dei Tribunali ad hoc per l'ex-Jugoslavia e il Ruanda, istituzione della Corte penale internazionale, messa al bando delle mutilazioni genitali femminili.
- Questo sono i radicali all'Onu. E' anche grazie al consenso maturato attorno a queste vittorie, oltre che per la capacità innata di intessere relazioni sulle proprie azioni e convinzioni, che si riesce a scamparla. Quello che pareva un gioco all'ultimo badge - con un trucchetto di sostituzioni si aprivano magicamente le porte del Palais des Nations a tibetani, uiguri, kosovari, falungong, montagnard, militanti di tutte le libertà, abolizionisti, e mille altri dimenticati – presto divenne l'occasione per mettere KO una superpotenza membro del Consiglio di Sicurezza.
- Un caso di scuola, riformatore nel merito e nel metodo, messo in piedi dai quattro scalcagnati della Farnesina Radicale, i poco piazzati nelle cerchie onusiane ma tanto contagiosi da trasformare funzionari ingessati in compagni di strada. Ed oggi, seppur dopo tentativi di emissione mica da ridere, il Prt resta un megafono per i braccati e i vessati della terra, popoli non rappresentati, vittime di giustizia sommaria: un partito di servizio. Il diritto di parola è solo subordinato al canonico “intervengo a nome e per conto del Partito Radicale Transnazionale”. E' la procedura.
Marco Perduca , - Reality Book
- 270 pp – 18 euro
Tuesday, August 19, 2014
@operazionidigov recensione su @ilgarantista di @DarioVese
Tuesday, August 5, 2014
Friday, August 1, 2014
Intervista di @perdukistan per @radioradicale su come, quando e perché ha scritto @operazionidigov
Il libro di Marco Perduca racconta come sia stato sconfitto nell'ottobre
del 2000 il tentativo della Russia di Putin di espellere il Partito
radicale dal Consiglio economico e sociale dell'Onu.
Alle origini di questa vicenda c'è il caso di Akhyad Idigov, presidente della Commissione Esteri del Parlamento ceceno ai tempi del presidente Maskadov: la decisione del Prt di fargli prendere la parola a nome del Prt in sede di Commissione diritti umani Onu a Ginevra portò alla richiesta russa di estromissione. La Russia accusava il Prt di aver fatto parlare un terrorista, di finanziare le proprie attività con il traffico internazionale di stupefacenti e di aver sostenuto gruppi pedofili. Tentativi simili sono stati messi in atto negli anni seguenti da Vietnam, Iran, Cina.
Alle origini di questa vicenda c'è il caso di Akhyad Idigov, presidente della Commissione Esteri del Parlamento ceceno ai tempi del presidente Maskadov: la decisione del Prt di fargli prendere la parola a nome del Prt in sede di Commissione diritti umani Onu a Ginevra portò alla richiesta russa di estromissione. La Russia accusava il Prt di aver fatto parlare un terrorista, di finanziare le proprie attività con il traffico internazionale di stupefacenti e di aver sostenuto gruppi pedofili. Tentativi simili sono stati messi in atto negli anni seguenti da Vietnam, Iran, Cina.
Per comparare
"Operazione Idigov
come il Partito Radicala ha sconfitto
la Russia di Putin alle Nazioni Unite"
di Marco Perduca
Saturday, July 26, 2014
Così finisce il capitolo I di @operazionidigov
Capezzone – Marco, se sei nelle condizioni di ascoltare, procedi pure a un ascolto e traduzione di quel che gli Stati Uniti stanno dicendo.
Perduca – La vice ambasciatrice americana ha ricordato ancora una volta le accuse presentate sul caso Idigov e ha affermato che, anche se gli Stati Uniti non sono stati d’accordo su alcune delle posizioni prese dal Partito Radicale durante i cinque anni in cui ha go- duto dello status consultivo, come per esempio sulla pena di morte, la Corte penale internazionale e anche su droga e antiproibizionismo, il principio fondamentale della libertà di espressione e di parola alle Nazioni Unite è per loro sacrosanto... [brusio] Fa anche parte del primo emendamento della costituzione americana e quindi, per gli americani, non ci sono dubbi: occorre rifiutare questa raccomandazione. Adesso si è iscritto a parlare il Giappone... [interruzione] Ti ripasso la linea un attimo... [brusio, rumori di sottofondo] Chi è? [cade la linea]
Perduca – La vice ambasciatrice americana ha ricordato ancora una volta le accuse presentate sul caso Idigov e ha affermato che, anche se gli Stati Uniti non sono stati d’accordo su alcune delle posizioni prese dal Partito Radicale durante i cinque anni in cui ha go- duto dello status consultivo, come per esempio sulla pena di morte, la Corte penale internazionale e anche su droga e antiproibizionismo, il principio fondamentale della libertà di espressione e di parola alle Nazioni Unite è per loro sacrosanto... [brusio] Fa anche parte del primo emendamento della costituzione americana e quindi, per gli americani, non ci sono dubbi: occorre rifiutare questa raccomandazione. Adesso si è iscritto a parlare il Giappone... [interruzione] Ti ripasso la linea un attimo... [brusio, rumori di sottofondo] Chi è? [cade la linea]
Capezzone – Scusa, Marco? [pausa] Ah, Marco Perduca è in
questo momento al telefono sull’altra linea mentre sta prendendo la
parola il Giappone. Allora, ricordiamo la sequenza degli interventi
che ci sono stati al Palazzo di Vetro. Grazie a Marco Perduca stiamo
seguendo in diretta la seduta. Vedremo tra poco se riusciamo a rista-
bilire il collegamento con Marco Perduca. Marco, ci sei?
Perduca – Sì, ci sono, chiedo scusa perché ho le batterie un po’ scariche e in più la sala è nel sottosuolo e cade spesso la linea.
Capezzone – Allora, Marco, in questo momento stanno ancora intervenendo gli Stati Uniti. C’è una cosa che mi sembra...
Perduca – [tono concitato] No, no, no, scusa Daniele, gli Usa hanno finito... [brusio di sottofondo] Ha espresso la... [s’interrompe] Stanno votando, stanno votando! Stanno votando...
Capezzone – Il voto è per appello nominale...
Perduca – No, pare che non sia per appello nominale, non è per appello nominale... [fruscii e rumori di sottofondo] Votano! Votano!
Perduca – Sì, ci sono, chiedo scusa perché ho le batterie un po’ scariche e in più la sala è nel sottosuolo e cade spesso la linea.
Capezzone – Allora, Marco, in questo momento stanno ancora intervenendo gli Stati Uniti. C’è una cosa che mi sembra...
Perduca – [tono concitato] No, no, no, scusa Daniele, gli Usa hanno finito... [brusio di sottofondo] Ha espresso la... [s’interrompe] Stanno votando, stanno votando! Stanno votando...
Capezzone – Il voto è per appello nominale...
Perduca – No, pare che non sia per appello nominale, non è per appello nominale... [fruscii e rumori di sottofondo] Votano! Votano!
Thursday, July 24, 2014
Presentazione e ringraziamenti
Per comparare
"Operazione Idigov
come il Partito Radicala ha sconfitto
la Russia di Putin alle Nazioni Unite"
di Marco Perduca
Ho deciso di rompere gli indugi e scrivere finalmente questo li- bro dopo che il Professor Mauro Politi, all’epoca giudice della Corte penale internazionale, mi fece dono del volumetto L’Italia all’Onu a cura di Ranieri Tallarigo uscito nel 2007 per i tipi di Rubettino.
Quella raccolta di testimonianze di diplomatici parla dei successi della Rappresentanza permanente d’Italia presso le Nazioni Unite dal 1993 al 1999. L’artefice di quello straordinario ed efficace gioco di squadra fu l’Ambasciatore Francesco Paolo Fulci che riuscì a vincere 27 delle 28 elezioni a cui fu candidato un nostro connazionale perdendo una sola volta per un voto.
Nella prefazione de l’Italia all’Onu l’Ambasciatore Tallarigo scrive che “ce n’è abbastanza perché il tutto venga considerato una sorta di ‘manuale di servizio’ di diplomazia multilaterale a valere soprattutto per i più giovani colleghi che operano ed opereranno in un difficile ‘posto’ come quello di New York, all’Onu”. Un auspicio ripetuto più avanti da Fulci stesso che nella sua introduzione chiarisce “l’intento [del libro] è soltanto ripercorrere un’esperienza per offrire a quantia vranno l’opportunità di servire nel quadro societario – sopratutto ai funzionari più giovani – un esempio dei metodi adottati e dei risultati concreti che una team diplomacy, fortemente motivata, è in grado di conseguire al servizio del Paese”.
L’Ambasciatore Fulci, col quale il Partito Radicale aveva tentato già nel 1994 la presentazione all’Assemblea generale dell’Onu di una risoluzione sulla Moratoria Universale della pena di morte (iniziativa non andata a buon fine per una manciata di voti) non appare nella vicenda al centro di questo libro perché aveva lasciato New York l’anno prima. In compenso, durante i negoziati in seno al Comitato sulle organizzazioni non-governative di quella estate del 2000, ci dovemmo confrontare più volte coi precedenti da lui creati al Consiglio economico e sociale che aveva presieduto a conclu- sione del suo mandato. Non fu facile annullarli.
Lungi dal voler suggerire alcun tipo di improbabile paragone tra
questo libro e quel volumetto, anche io mi permetto di caldeggiare la
lettura di quanto qui raccolto a chi si occupa di diplomazia o di negoziati nei fori multilaterali. Pur in una forma che non è quella del
saggio, né quella del pamphlet politico, ma forse proprio per questi
motivi, questo racconto presenta questioni di merito e di metodo.
La struttura narrativa vuole anche mettere in evidenza le peculiarità della comunicazione radicale che privilegia la tradizione orale a quella scritta. Il racconto infatti inizia e si conclude con la trascrizione di una radiocronaca “pirata” che feci assieme a Daniele Capezzone per Radio Radicale durante il voto nella notte del 18 ottobre 2000, prosegue con un mio ricordo dell’antefatto, e per il resto rievoca quelle settimane di intensissimo lavoro con i documenti ufficiali dell’Onu e del Partito Radicale nonché i messaggi quotidiani che i vari uffici del Partito si scambiavano sulle varie iniziative necessarie a sovvertire una decisione delle Nazioni Unite.
Come direbbe l’Ambasciatore Fulci, in quella estate del 2000 fu messa in atto un’operazione di team diplomacy non-governativa da parte della Farnesina Radicale fortemente motivata nel perseguire un risultato molto concreto: sconfiggere la richiesta della Russia di Vladimir Putin di espellere il Partito Radicale dall’Onu perché ritenuto fiancheggiatore di terroristi ceceni.
La posta in ballo era alta e il nemico potente. Ma anche quando una soluzione compromissoria sembrava essere a portata di mano il Partito Radicale non ha mai derogato alle proprie convinzioni né alla pretesa del rispetto delle procedure. La vittoria riportata il 18 ottobre 2000 testimonia, una volta di più, che fare quello che si deve può far perseguire con successo il “possibile” contro il “probabile” anche in un contesto dalle dinamiche complesse e dalle procedure bizantine come le Nazioni Unite.
Questo libro vuole essere un ricordo narrativo di un segmento della storia transnazionale del Partito Radicale, un tributo a tutte le vittime innocenti del conflitto russo-ceceno e all’opera di giornalismo militante di Antonio Russo che, per denunciare le violazioni del Diritto umanitario internazionale in Cecenia, fu ucciso in Georgia alla vigilia del voto che salvò il suo Partito al Palazzo di Vetro.
La struttura narrativa vuole anche mettere in evidenza le peculiarità della comunicazione radicale che privilegia la tradizione orale a quella scritta. Il racconto infatti inizia e si conclude con la trascrizione di una radiocronaca “pirata” che feci assieme a Daniele Capezzone per Radio Radicale durante il voto nella notte del 18 ottobre 2000, prosegue con un mio ricordo dell’antefatto, e per il resto rievoca quelle settimane di intensissimo lavoro con i documenti ufficiali dell’Onu e del Partito Radicale nonché i messaggi quotidiani che i vari uffici del Partito si scambiavano sulle varie iniziative necessarie a sovvertire una decisione delle Nazioni Unite.
Come direbbe l’Ambasciatore Fulci, in quella estate del 2000 fu messa in atto un’operazione di team diplomacy non-governativa da parte della Farnesina Radicale fortemente motivata nel perseguire un risultato molto concreto: sconfiggere la richiesta della Russia di Vladimir Putin di espellere il Partito Radicale dall’Onu perché ritenuto fiancheggiatore di terroristi ceceni.
La posta in ballo era alta e il nemico potente. Ma anche quando una soluzione compromissoria sembrava essere a portata di mano il Partito Radicale non ha mai derogato alle proprie convinzioni né alla pretesa del rispetto delle procedure. La vittoria riportata il 18 ottobre 2000 testimonia, una volta di più, che fare quello che si deve può far perseguire con successo il “possibile” contro il “probabile” anche in un contesto dalle dinamiche complesse e dalle procedure bizantine come le Nazioni Unite.
Questo libro vuole essere un ricordo narrativo di un segmento della storia transnazionale del Partito Radicale, un tributo a tutte le vittime innocenti del conflitto russo-ceceno e all’opera di giornalismo militante di Antonio Russo che, per denunciare le violazioni del Diritto umanitario internazionale in Cecenia, fu ucciso in Georgia alla vigilia del voto che salvò il suo Partito al Palazzo di Vetro.
La ricostruzione e composizione di questi ricordi e tributi però
non sarebbe mai stata possibile senza il lavoro di speleologo digitale di Mihai Romanciuc. Un ulteriore ringraziamento a Stefano Musilli per tre riletture in extremis e alla Reality Book per la pazienza.
Infine un sentito grazie a Andi, Nino e Klodian Jacellari per la loro
calorosa ospitalità al bar Il Prado a Trastevere. Grazie anche a Aurelio Candido per la copertina.
Senza gli stimoli e l’appassionata e militante dedizione di Sara Tescione, senza le sue pazienti trascrizioni, letture e riletture delle prime travagliate stesure, questo libro non avrebbe mai visto la luce. A lei sempiterna riconoscenza e gratitudine.
Non nego di aver pianto spesso nello scrivere e rileggere queste pagine, anche perché ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è propriamente causale.
Senza gli stimoli e l’appassionata e militante dedizione di Sara Tescione, senza le sue pazienti trascrizioni, letture e riletture delle prime travagliate stesure, questo libro non avrebbe mai visto la luce. A lei sempiterna riconoscenza e gratitudine.
Non nego di aver pianto spesso nello scrivere e rileggere queste pagine, anche perché ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è propriamente causale.
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