Non avevo mai sentito rammentare il nome di Akhyad Idigov fino a quando il professor Michael van Walt van Praag non me lo segnalò via mail intorno alla fine di febbraio del 2000. A dire la verità non conoscevo direttamente neanche Michael; il suo nome mi era noto perché Marino Busdachin, mio predecessore in qualità di rappresentante del Partito Radicale Transnazionale alle Nazioni Unite, lo aveva evocato in più occasioni decantandomene le innumerevoli qualità. Il professor Van Walt, fra le tante varie cose, era e resta uno dei più attivi e ascoltati consiglieri del Dalai Lama, nonché uno dei promotori dell’Unpo, l’Organizzazione delle nazioni e popoli non rappresentati, con la quale il Partito Radicale collaborava da qualche tempo nelle sessioni annuali della Commissione e sottocommissione per i diritti umani dell’Onu, che si tenevano a Ginevra. Marino e Michael avevano sviluppato un ottimo rapporto di collaborazione, quel che il secondo suggeriva il primo coglieva sempre come spunto per iniziative politiche. La collaborazione tra le due organizzazioni era costante anche se non strutturale. Alla fine del 1999 l’Unpo aveva eletto la Cecenia vice presidente dell’organizzazione.
Akhyad Idigov nasce nel 1948 in Cecenia da una famiglia d’insegnanti. Dopo aver studiato al politecnico di Groznyj lavora come ingegnere per la compagnia petrolifera nazionale sovietica. Negli anni dell’università si avvicina alla politica e nel 1991 è eletto per la prima volta al parlamento ceceno di cui, dal 1993 al 1997, ricopre la carica di presidente. Successivamente, dal 1997 al 2000, ne presiede la Commissione affari internazionali. Nel 2000, a seguito dell’inasprirsi del conflitto russo-ceceno, Idigov decide di trasferirsi a Parigi assumendo l’incarico di portavoce e rappresentante internazionale dell’allora presidente ceceno Aslan Maskhadov. Come tutti i cittadini residenti nelle repubbliche sparse alla periferia dell’ex impero sovietico, Idigov viaggiava con un passaporto che sulla copertina aveva ancora stampato un minaccioso ‘Cccp’. Poche erano le pagine rimaste libere per i visti necessari a girare legalmente in Europa, molte le cose che aveva da dire alla comunità internazionale.
Il professor Van Walt, un olandese cosmopolita di poche parole, mi presentò Idigov come il vice presidente dell’Unpo e insistette affinché il Partito Radicale lo accreditasse alla Commissione per i diritti umani di Ginevra fin dalle idi di quel marzo del 2000. L’email di Michael si concludeva con un laconico “if you don’t do it nobody else will” (“se non lo fate voi non lo farà nessuno”).
Akhyad Idigov nasce nel 1948 in Cecenia da una famiglia d’insegnanti. Dopo aver studiato al politecnico di Groznyj lavora come ingegnere per la compagnia petrolifera nazionale sovietica. Negli anni dell’università si avvicina alla politica e nel 1991 è eletto per la prima volta al parlamento ceceno di cui, dal 1993 al 1997, ricopre la carica di presidente. Successivamente, dal 1997 al 2000, ne presiede la Commissione affari internazionali. Nel 2000, a seguito dell’inasprirsi del conflitto russo-ceceno, Idigov decide di trasferirsi a Parigi assumendo l’incarico di portavoce e rappresentante internazionale dell’allora presidente ceceno Aslan Maskhadov. Come tutti i cittadini residenti nelle repubbliche sparse alla periferia dell’ex impero sovietico, Idigov viaggiava con un passaporto che sulla copertina aveva ancora stampato un minaccioso ‘Cccp’. Poche erano le pagine rimaste libere per i visti necessari a girare legalmente in Europa, molte le cose che aveva da dire alla comunità internazionale.
Il professor Van Walt, un olandese cosmopolita di poche parole, mi presentò Idigov come il vice presidente dell’Unpo e insistette affinché il Partito Radicale lo accreditasse alla Commissione per i diritti umani di Ginevra fin dalle idi di quel marzo del 2000. L’email di Michael si concludeva con un laconico “if you don’t do it nobody else will” (“se non lo fate voi non lo farà nessuno”).
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