Per comparare
"Operazione Idigov
come il Partito Radicala ha sconfitto
la Russia di Putin alle Nazioni Unite"
di Marco Perduca
Ho deciso di rompere gli indugi e scrivere finalmente questo li- bro dopo che il Professor Mauro Politi, all’epoca giudice della Corte penale internazionale, mi fece dono del volumetto L’Italia all’Onu a cura di Ranieri Tallarigo uscito nel 2007 per i tipi di Rubettino.
Quella raccolta di testimonianze di diplomatici parla dei successi della Rappresentanza permanente d’Italia presso le Nazioni Unite dal 1993 al 1999. L’artefice di quello straordinario ed efficace gioco di squadra fu l’Ambasciatore Francesco Paolo Fulci che riuscì a vincere 27 delle 28 elezioni a cui fu candidato un nostro connazionale perdendo una sola volta per un voto.
Nella prefazione de l’Italia all’Onu l’Ambasciatore Tallarigo scrive che “ce n’è abbastanza perché il tutto venga considerato una sorta di ‘manuale di servizio’ di diplomazia multilaterale a valere soprattutto per i più giovani colleghi che operano ed opereranno in un difficile ‘posto’ come quello di New York, all’Onu”. Un auspicio ripetuto più avanti da Fulci stesso che nella sua introduzione chiarisce “l’intento [del libro] è soltanto ripercorrere un’esperienza per offrire a quantia vranno l’opportunità di servire nel quadro societario – sopratutto ai funzionari più giovani – un esempio dei metodi adottati e dei risultati concreti che una team diplomacy, fortemente motivata, è in grado di conseguire al servizio del Paese”.
L’Ambasciatore Fulci, col quale il Partito Radicale aveva tentato già nel 1994 la presentazione all’Assemblea generale dell’Onu di una risoluzione sulla Moratoria Universale della pena di morte (iniziativa non andata a buon fine per una manciata di voti) non appare nella vicenda al centro di questo libro perché aveva lasciato New York l’anno prima. In compenso, durante i negoziati in seno al Comitato sulle organizzazioni non-governative di quella estate del 2000, ci dovemmo confrontare più volte coi precedenti da lui creati al Consiglio economico e sociale che aveva presieduto a conclu- sione del suo mandato. Non fu facile annullarli.
Lungi dal voler suggerire alcun tipo di improbabile paragone tra
questo libro e quel volumetto, anche io mi permetto di caldeggiare la
lettura di quanto qui raccolto a chi si occupa di diplomazia o di negoziati nei fori multilaterali. Pur in una forma che non è quella del
saggio, né quella del pamphlet politico, ma forse proprio per questi
motivi, questo racconto presenta questioni di merito e di metodo.
La struttura narrativa vuole anche mettere in evidenza le peculiarità della comunicazione radicale che privilegia la tradizione orale a quella scritta. Il racconto infatti inizia e si conclude con la trascrizione di una radiocronaca “pirata” che feci assieme a Daniele Capezzone per Radio Radicale durante il voto nella notte del 18 ottobre 2000, prosegue con un mio ricordo dell’antefatto, e per il resto rievoca quelle settimane di intensissimo lavoro con i documenti ufficiali dell’Onu e del Partito Radicale nonché i messaggi quotidiani che i vari uffici del Partito si scambiavano sulle varie iniziative necessarie a sovvertire una decisione delle Nazioni Unite.
Come direbbe l’Ambasciatore Fulci, in quella estate del 2000 fu messa in atto un’operazione di team diplomacy non-governativa da parte della Farnesina Radicale fortemente motivata nel perseguire un risultato molto concreto: sconfiggere la richiesta della Russia di Vladimir Putin di espellere il Partito Radicale dall’Onu perché ritenuto fiancheggiatore di terroristi ceceni.
La posta in ballo era alta e il nemico potente. Ma anche quando una soluzione compromissoria sembrava essere a portata di mano il Partito Radicale non ha mai derogato alle proprie convinzioni né alla pretesa del rispetto delle procedure. La vittoria riportata il 18 ottobre 2000 testimonia, una volta di più, che fare quello che si deve può far perseguire con successo il “possibile” contro il “probabile” anche in un contesto dalle dinamiche complesse e dalle procedure bizantine come le Nazioni Unite.
Questo libro vuole essere un ricordo narrativo di un segmento della storia transnazionale del Partito Radicale, un tributo a tutte le vittime innocenti del conflitto russo-ceceno e all’opera di giornalismo militante di Antonio Russo che, per denunciare le violazioni del Diritto umanitario internazionale in Cecenia, fu ucciso in Georgia alla vigilia del voto che salvò il suo Partito al Palazzo di Vetro.
La struttura narrativa vuole anche mettere in evidenza le peculiarità della comunicazione radicale che privilegia la tradizione orale a quella scritta. Il racconto infatti inizia e si conclude con la trascrizione di una radiocronaca “pirata” che feci assieme a Daniele Capezzone per Radio Radicale durante il voto nella notte del 18 ottobre 2000, prosegue con un mio ricordo dell’antefatto, e per il resto rievoca quelle settimane di intensissimo lavoro con i documenti ufficiali dell’Onu e del Partito Radicale nonché i messaggi quotidiani che i vari uffici del Partito si scambiavano sulle varie iniziative necessarie a sovvertire una decisione delle Nazioni Unite.
Come direbbe l’Ambasciatore Fulci, in quella estate del 2000 fu messa in atto un’operazione di team diplomacy non-governativa da parte della Farnesina Radicale fortemente motivata nel perseguire un risultato molto concreto: sconfiggere la richiesta della Russia di Vladimir Putin di espellere il Partito Radicale dall’Onu perché ritenuto fiancheggiatore di terroristi ceceni.
La posta in ballo era alta e il nemico potente. Ma anche quando una soluzione compromissoria sembrava essere a portata di mano il Partito Radicale non ha mai derogato alle proprie convinzioni né alla pretesa del rispetto delle procedure. La vittoria riportata il 18 ottobre 2000 testimonia, una volta di più, che fare quello che si deve può far perseguire con successo il “possibile” contro il “probabile” anche in un contesto dalle dinamiche complesse e dalle procedure bizantine come le Nazioni Unite.
Questo libro vuole essere un ricordo narrativo di un segmento della storia transnazionale del Partito Radicale, un tributo a tutte le vittime innocenti del conflitto russo-ceceno e all’opera di giornalismo militante di Antonio Russo che, per denunciare le violazioni del Diritto umanitario internazionale in Cecenia, fu ucciso in Georgia alla vigilia del voto che salvò il suo Partito al Palazzo di Vetro.
La ricostruzione e composizione di questi ricordi e tributi però
non sarebbe mai stata possibile senza il lavoro di speleologo digitale di Mihai Romanciuc. Un ulteriore ringraziamento a Stefano Musilli per tre riletture in extremis e alla Reality Book per la pazienza.
Infine un sentito grazie a Andi, Nino e Klodian Jacellari per la loro
calorosa ospitalità al bar Il Prado a Trastevere. Grazie anche a Aurelio Candido per la copertina.
Senza gli stimoli e l’appassionata e militante dedizione di Sara Tescione, senza le sue pazienti trascrizioni, letture e riletture delle prime travagliate stesure, questo libro non avrebbe mai visto la luce. A lei sempiterna riconoscenza e gratitudine.
Non nego di aver pianto spesso nello scrivere e rileggere queste pagine, anche perché ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è propriamente causale.
Senza gli stimoli e l’appassionata e militante dedizione di Sara Tescione, senza le sue pazienti trascrizioni, letture e riletture delle prime travagliate stesure, questo libro non avrebbe mai visto la luce. A lei sempiterna riconoscenza e gratitudine.
Non nego di aver pianto spesso nello scrivere e rileggere queste pagine, anche perché ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è propriamente causale.
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